Mente&Cervello, novembre 2009, n. 59

Il segreto del mimo


Il volto e il corpo di Marcel Marceau hanno ispirato i più grandi coreografi, segnando la storia della scena. Ma perché la mimica ha un impatto così forte sulle emozioni di chi osserva? La risposta è nei neuroni specchio. Di Claude Bonnet
La parola «mimo» è usata, fin dall'antichità, per indicare sia la persona che riesce a comunicare emozioni e sentimenti attraverso i gesti e gli atteggiamenti corporei, sia un particolare tipo di commedia o, più in generale, l'intera l'arte del mimo. In quest'arte il corpo e i suoi movimenti costituiscono un linguaggio che è fonte di comunicazioni interpersonali indipendenti dalla parola. Perché e come il mimo riesce a farci capire quel che cerca di esprimere?
Il mimo è una forma di comunicazione corporea non verbale che si fonda sulla capacità di capire le intenzioni di un'altra persona a partire dai suoi gesti o dalla sua mimica. Questa capacità è costantemente all'opera nella nostra vita quotidiana: così riusciamo a capire l'emozione provata da qualcuno che sgrana gli occhi aprendo la bocca - paura - o quella di una persona che corruga la fronte e scopre i denti - collera. Questa stessa capacità è presente, entro certi limiti, anche in varie specie di animali, almeno fra i più evoluti, in particolare negli atteggiamenti corporei di pacificazione o di minaccia. E l'arte del mimo consiste proprio nell'imitare una gestualità o gli atteggiamenti corporei di un'azione, per comunicarne il senso.

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